IMSA Italia: Convegno nazionale 2022

Prefazione

Seguendo lo schema del “carro paolino” nel 2022 siamo invitati ad approfondire il tema dello “studio”. Il tema è già stato trattato anche nel 2017 nelle Lettera del Superiore Generale “Lo studio per la missione”. Nella prospettiva del “carro” la funzione principale dello studio è intesa come prepararsi per l’apostolato. Meglio ancora conoscere Gesù ed ogni cosa utile per annunciarlo. È quindi studio, preparazione, aggiornamento, ma anche mettersi alla scuola di Gesù Maestro per annunciarlo. Dobbiamo ringraziare Maria Angela per l’impegno profuso in questa relazione, considerando che non c’è molto materiale in proposito. Inizia presentando brevemente cosa è il “carro paolino”, visto nella sua armonia ed integralità: le singole ruote vanno considerate insieme. Del resto una delle passioni di don Alberione era proprio l’integralità. Poi passa a presentare lo studio a partire dalle affermazioni del Primo Maestro. «Lo studio è per la vita; la vita è per l’eternità; tutto è per Dio» (CISP, p. 28). «Lo studio è necessario per il perfezionamento individuale e per l’apostolato» (CISP, p. 167). I riferimenti sono quindi intesi verso Dio e verso gli uomini. Quanto non è per la vita eterna o per rendere gloria a Dio conta poco (è solo curiosità), quanto non serve per fare bene l’apostolato, cioè annunciare il Maestro divino a tutti gli uomini è una perdita di tempo rispetto al fine principale. Segue un approfondimento sulla “studiosità”, termine usato nel linguaggio alberioniano, ma poco usato nel linguaggio attuale: è la virtù di conoscere senza disperdersi.

Considerando quanti ragazzi e ragazze erano nella Famiglia Paolina, l’organizzazione dello studio e l’importanza di studiare si trova in molte prediche o altri testi, specie in vista della redazione, ma anche della diffusione, dell’apostolato tecnico ed anche di quello liturgico e pastorale. L’Alberione era sempre molto pratico e aveva sempre fretta, per cui spesso ho sentito confratelli che affermavano che mentre da una parte il Fondatore esortava a studi lunghi approfonditi … dall’altra parte mandava i frati e le suore a stampare, diffondere senza dare il tempo di prepararsi. Specialmente i fratelli Discepoli, e tra le suore paoline in particolare le Pie Discepole, lamentano di non aver potuto studiare. Penso che anche ora soffriamo di questa tensione, dover studiare e non avere tempo. Del resto questo è il motivo che genera la preghiera del “segreto di riuscita”, e che rimane il segreto di come i primi paolini abbiano potuto fare tanto con così poca preparazione nel mondo della comunicazione che era ancora agli albori. Oggi, più che in passato, per noi sono necessari di studi approfonditi per un apostolato efficace, ma anche per noi esiste il rischio di fare studi che alimentano la vanità personale ma non lo zelo apostolico nel salvare le anime. Don Alberione voleva che le Annunziatine e tutti i membri degli Istituti Paolini Aggregati fossero persone ben preparate, all’altezza della propria attività professionale e capaci di incidere cristianamente nel mondo. Vi affido alla Sede della Sapienza, Colei che ha educato Gesù umanamente e ben conosce il suo cuore ed i suoi gusti. Ella sa cosa è veramente utile studiare per conoscere il suo Divin Figlio e farlo conoscere a tutte le genti.

Don Gino Valeretto

IMSA Italia: Convegno nazionale 2021

Prefazione

Parlare della preghiera è un’impresa titanica… eppure pregano anche i bambini. Per pregare non è necessario conoscere i trattati sulla preghiera, tuttavia per crescere spiritualmente bisogna anche meglio comprendere cosa essa è. Ma la premessa è pregare sempre: la comprensione si fa dopo averne fatto l’esperienza. Ci sono tanti modi di intendere cosa è la preghiera. Essa coinvolge tutto l’uomo, per cui riguarda e coinvolge il corpo (e quindi tutta gli aspetti materiali corporei e temporali e quindi riti, canti orazioni etc.); ma interessa anche l’anima, che non può esistere senza la preghiera (è veramente il respiro dell’anima!); ma anche lo spirito dell’uomo (la parte eletta dell’anima) non può farne a meno: quindi è culto, relazione ed unione con Dio stesso. Ma l’uomo è una unica realtà, perciò gli aspetti si compenetrano sempre, anche quando non li si considera esplicitamente. La preghiera è sempre relazione con Dio, ma si declina in tantissimi modi. Infine, non va dimenticato, c’è preghiera umana e c’è preghiera cristiana, questa presuppone la prima, ma la supera ed eleva. Quando i primi cristiani dovettero inculturare la loro esperienza di preghiera dovettero fare alcuni “distinguo”. Ad esempio, in latino il termine classico era “preces” (nell’uso cristiano solo alla fine del medioevo si tornerà ad usarlo) ma i cristiani preferirono usare il termine “oratio” cioè “discorso” (dovremmo aggiungere “elevato e strutturato”) perché il cristiano si rivolge direttamente a Dio non ha bisogno di intermediari (il Padre Nostro ne è il modello). Mentre le “preci” erano espressioni rituali usate dalla categoria specifica dei “sacerdoti”: è pericoloso avvicinarsi direttamente alla Divinità (anche l’Antico Testamento condivide questa concezione) perché Dio è immensamente più grande di noi. Per i pagani la divinità non ascolta perché è lontana nei cieli (o negli inferi), invece Gesù ci insegna che Dio è Padre e ci è vicino, e ci ascolta nel più intimo di noi stessi, sa già cosa desideriamo, come un padre con i suoi figli.
Ciò che invece deve crescere nella preghiera è la Fede. Qualche volta viene il dubbio se la nostra preghiera sia veramente modellata su quella che ci ha insegnato il Maestro Divino! Sarebbe stato bello trattare in modo esplicito la “preghiera paolina” come la quarta ruota del carro. Ma bisogna ammettere che l’Alberione non ne fa grande trattazione in modo esplicito. Per cui anche questa trattazione deve usare schemi differenti. Solo un elemento di questa prospettiva vorrei sottolineare: le quattro ruote sono funzionali al carro stesso, cioè servono a trasportare qualcosa. Nella prospettiva alberioniana significa che le ruote “servono” alla missione, sono utili all’apostolato. La preghiera diventa non solo rapporto con Dio, ma indispensabile e inderogabile per la nostra carità verso ogni uomo del nostro tempo. Siamo debitori del Vangelo, di Gesù agli uomini, ma senza la preghiera (e le altre ruote) non possiamo portare gli uomini da Gesù. Il termine ultimo della missione nostra – e della Chiesa stessa – è che l’uomo giunga alla comunione piena con Dio, che è anche il fine primo della nostra preghiera. Dunque, quanto più la preghiera ci unisce a Dio, tanto più siamo apostoli; quanto più siamo in Dio tanto più la nostra preghiera uniformata a Dio diventa efficace. Per noi valgano gli esempi della Vergine Maria e di San Paolo, poiché ce li raccomanda il Primo Maestro. Questo testo di Généviève Ngono, imsa, cerca di puntualizzare alcuni elementi della preghiera. Qualche passo può risultare più difficile, ma fa parte della crescita anche toccare elementi meno facili. Devo ringraziarla, poiché le abbiamo chiesto una cosa non facile. Tutto si può migliorare, ma il primo scopo di questa relazione è che ci sia utile: se vi troveremo qualche riga che ci aiuti a pregare di più, o a pregare meglio, oppure a comprendere meglio la preghiera allora avrà raggiunto il suo scopo. In appendice abbiamo aggiunto un testo di don Josè Perez, sull’apostolato della preghiera in Alberione, poiché ritengo ci sia molto utile specie in quest’anno in cui l’Apostolato della Preghiera per molte Annunziatine è rimasto quasi l’unico praticabile.

Don Gino Valeretto

IMSA Italia: Convegno nazionale 2020

PREFAZIONE

Il Convegno Nazionale dell’Istituto Maria SS. Annunziata – dal 3 al 5 gennaio 2020 – si è tenuto a Roma presso la casa “Casa di Esercizi Spirituali dei SS. Giovanni e Paolo” dei padri Passionisti situata sul Celio. Questa struttura, nata per intuizione di san Paolo della Croce, è stata la prima casa per gli Esercizi Spirituali. Il tema da approfondire è stato la ruota paolina della Povertà. Nei prossimi anni saranno trattati le altre tre ruote: preghiera, studio e apostolato. Ci sono molti modi di affrontare il tema della Povertà, che – secondo l’indicazione del Primo Maestro a don Costa – «è l’ultima ruota del carro, ma pur necessaria», quindi non se ne può far a meno. Si può intendere come uno dei tre voti, come fiducia nella Provvidenza, ecc. Inoltre è uno stile di vita: la Povertà si può vivere come i francescani, che sono un ordine mendicante, come segno di abbandonare il mondo come gli eremiti… o come i benedettini, come i gesuiti o come fiducia nella Provvidenza come il santo Cottolengo, ecc. Il Fondatore ne parla molto spesso e da diversi punti vista, ma non c’è ancora uno studio esaustivo sulla povertà paolina, così si è pensato di allegare, come appendice, l’istruzione del Primo Maestro sulla Povertà degli Esercizi del 1960: la trattazione più completa di don Alberione sul tema. Al Convegno la relazione principale – da seguire per lo studio – è stata, “La Povertà, ricchezza della Famiglia Paolina” di Eugenia Manente, imsa. Quest’anno anche la Lettera del Superiore Generale, don Valdir De Castro, è anche sullo stesso argomento. Senza dimenticare che anche i pensieri quotidiani dell’Agenda Paolina sono sullo stesso tema. Inoltre anche i temi dei ritiri mensili sono centrati sulla Povertà, prendendo spunto da come i santi hanno incarnato nel loro tempo gli insegnamenti evangelici sulla Povertà. La relazione di Eugenia– molto apprezzata al Convegno – ci invita a riflettere su tre modelli concreti e per noi imprescindibili della Povertà: Gesù Maestro nei Vangeli (Cristo povero che evangelizza i poveri); San Paolo nella prima Chiesa (povertà ma lavorando con le proprie mani); don Alberione nel nostro tempo (la povertà che “produce” che “moltiplica, che ci fa ricchi di Dio). La seconda relazione, anche questa molto apprezzata, che prende spunto dalla ricorrenza dei 60 anni di Approvazione Pontificia, è un contributo di don Domenico Cascasi, ssp, per delineare la “Storia degli Istituti Paolini Secolari Aggregati alla Società San Paolo”. È utile conoscere la storia degli Istituti Paolini di Vita Consacrata nel loro insieme, perché anche se hanno avuto cammini differenti, sono stati pensati insieme dal Fondatore e insieme hanno ricevuto l’Approvazione Pontificia. Conoscere la propria storia significa conoscere meglio noi stessi: senza la memoria la nostra identità illanguidisce. La storia non è fatta solo di documenti, è costituita prima di tutto da testimoni. Ovviamente ripercorrere la storia porta con sé il rivedere momenti belli di entusiasmo, eroici, ma anche dolorosi. Volutamente questa trattazione lascia fuori gli ultimi anni, perché ancora “cronaca”. Si concentra soprattutto sugli inizi e nella volontà del Fondatore, anche dove talvolta i documenti sono mancanti. Questa relazione non è uno studio esaustivo, ma un buon contributo di chi è stato anche un protagonista. A tutte le Annunziatine l’augurio di far tesoro della ruota della Povertà, per portare agli uomini di oggi le sovrabbondanti ricchezze di Cristo.

Don Gino Valeretto

IMSA Italia: Convegno nazionale 2019

Nei giorni 3-5 gennaio 2019, a Focene, presso la Casa delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù si è svolto il Convegno nazionale dell’Istituto Maria Santissima Annunziata

I lavori sono iniziati con la preghiera del Rosario, seguita dalla presentazione che Carmela Pietrarossa ha fatto della sua relazione, dal titolo Come fermento. La sfida della secolarità, un percorso attraverso i temi della consacrazione laicale vissuta nel segno del lievito che trasforma la pasta, del germe divino che cresce e diventa un albero sotto le cui fronde gli uccelli trovano riparo.

Utilizzando una serie di immagini in power point, cioè elaborate al computer, Carmela ha condotto la sua riflessione traendo spunto da numerosi riferimenti alla realtà umana, professionale, culturale, politica, invitandoci a mai ‘accomodarci’ per gettare sempre oltre le nostre reti, nella quotidianità dei piccoli gesti, pieni di eternità. Il giorno successivo, venerdì 4 gennaio, don Carlo Cibien, Vicario provinciale della Società San Paolo dottore in Teologia con specializzazione in Sacramentaria, ha presentato un quadro di riferimento sulla normativa che regola gli Istituti di vita consacrata, soffermandosi sulle problematiche ancora aperte, legate al senso dell’aggregazione.

Il tempo per qualche domanda e, nel pomeriggio, il confronto nei gruppi sui contenuti proposti; dopo cena, la possibilità di suggerimenti e proposte operative, per questo anno così importante, dedicato alle vocazioni e alla celebrazione del centenario del Patto di Riuscita (7 gennaio 2019), preceduto nel 1917 dalla famosa cambiale, una riproduzione della quale è stata consegnata a ciascuna Annunziatina dalle Consigliere. Insieme a don Gino Valeretto, Delegato provinciale dell’Istituto, hanno lavorato incessantemente durante e dopo il Convegno.

Sabato 5 abbiamo avuto la gioia di avere con noi, insieme a don Domenico Soliman, don Valdir José de Castro, Superiore generale della Società San Paolo che, dopo la celebrazione della Messa, si è intrattenuto con noi per raccontare della sua esperienza come partecipante al Sinodo dei giovani. Don Valdir ci ha raccontato che molti giovani hanno evidenziato sì aspetti negativi della Chiesa (la corruzione, la pedofilia), al tempo stesso però hanno parlato della loro bella esperienza all’interno della comunità ecclesiale, in particolare ci ha raccontato di un giovane irakeno che ha commosso l’assemblea dei padri sinodali raccontando della persecuzione di tanti cristiani nel suo paese. L’ultima parte della mattinata del sabato è stata dedicata alla relazione di don Gino sulla vita dell’Istituto e alle proposte operative, tra le quali la recita del Patto di riuscita, la preghiera per le vocazioni, la celebrazione di Sante Messe a suffragio delle Annunziatine defunte. Infine, una bella iniziativa sarà la possibilità di partecipare ad un pellegrinaggio a Lourdes, nel 2020, anniversario della costituzione degli Istituti aggregati, promosso dalla Santa Famiglia.

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